Quando il bambino respira con la bocca aperta

Quando il bambino respira con la bocca aperta

24 Gen 2020

Secondo alcune statistiche un bambino su tre respira male , spesso con la bocca invece che con il naso  . Quando le vie aeree superiori sono ostruite a causa di un setto nasale deviato , da adenoidi o tonsille ingrossate o da una mucosa respiratoria ispessita a seguito di ripetute riniti allergiche o rinofaringiti , il bambino è costretto a respirare con la bocca . In ambito odontoiatrico – ortodontico , più precisamente , la disfunzione respiratoria è in grado di influenzare il tipo di crescita e lo sviluppo del cranio , conferendo al paziente una tipica “facies adenoidea” ed alterandone l’occlusione . Per respirare con la bocca infatti , è necessario abbassare la mandibola e la lingua ed estendere la testa all’indietro .

In questi piccoli pazienti , dette difficoltà respiratorie provocano , in sintesi , il palato stretto , un’eruzione eccessiva dei denti posteriori , un morso aperto anteriore ( i denti dell’arcata superiore frontale non si toccano con i rispettivi dell’arcata inferiore ). E’ anche vero che alcuni tipi di malocclusione  possono  favorire , essi stessi  , l’instaurarsi della respirazione orale ed il conseguente sviluppo di sindromi ostruttive , innescando cosi un circolo vizioso difficile da interrompere . Spesso sono i pediatri ad individuare la disfunzione respiratoria e a consigliare ai genitori una visita specialistica per il loro figlio , che viene indirizzato  all’otorinolaringoiatra e all’ortodontista .

Il colloquio preliminare con i genitori e la valutazione dell’aspetto del  bambino sono i primi mezzi che consentono all’ortodontista  di riconoscere ed intercettare precocemente la presenza  di disturbi respiratori . Un viso stretto e lungo , uno sguardo spento con delle palpebre cadenti e delle occhiaie accentuate , degli zigomi appiattiti , delle labbra screpolate , una bocca semiaperta , un labbro inferiore rovesciato , rappresentano le caratteristiche facciali tipiche dei respiratori orali . A conferma dell’esame clinico , l’ortodontista può definire la modalità respiratoria del bambino avvalendosi dell’ausilio diagnostico di alcune radiografie quali il tele cranio latero-laterale e postero – anteriore . Questi sono esami che contengono una ricchezza di informazioni cefalometriche  e permettono di apprezzare la eventuale  presenza di una  ipertrofia delle adenoidi , delle tonsille e di riconoscere una eventuale deviazione del setto nasale . Diventa quindi facile comprendere che per interrompere il circolo vizioso della respirazione orale che produce la malocclusione , che a sua volta favorisce la problematica  respiratoria , è necessaria l’eliminazione precoce della disfunzione associata alla correzione delle alterazioni strutturali ad essa conseguenti .

In questo modo sarà possibile ripristinare le normali  condizioni respiratorie ed occlusali , permettendo e favorendo una crescita armonica dei mascellari e del viso . Al fine di consentire il recupero di una funzione normale , il piccolo paziente deve essere inviato innanzitutto all’otorinolaringoiatra , il quale , dovrà individuare l’effettiva presenza dell’ostruzione naso – faringea ed eliminarla per mezzo di una terapia medica o chirurgica . Qualora la causa ostruttiva sia stata già rimossa ed il bambino risulti un respiratore orale abituale , sarà necessaria  la rieducazione funzionale messa ad opera da un logopedista , che permetterà al bambino di “sentire” come respira e gli insegnerà una nuova ed adeguata strategia respiratoria . L’ortodontista si inserisce tra queste due figure professionali creando una espansione palatale e correggendo le discrepanze dentali in occlusione .

Concludendo , la stretta collaborazione tra l’otorinolaringoiatra/pediatra , l’ortodontista/logopedista è indispensabile per eliminare la causa ostruente, riabilitare la corretta funzione respiratoria del bambino e ristabilire un ambiente anatomicamente favorevole a consentire la normale respirazione nasale . Solo cosi è possibile risolvere il problema in maniera definitiva , garantire una stabilità del risultato ed evitare la recidiva , pena l’insuccesso terapeutico su tutti i fronti.

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