I bifosfonati sono dei farmaci in grado di inibire il riassorbimento osseo , possono essere assunti per via orale o per via endovenosa e sono utilizzati per il trattamento di : osteoporosi (soprattutto nelle donne in menopausa) , metastasi ossee e mieloma . Per la loro azione , sono efficaci nella riduzione , invasione e migrazione delle cellule tumorali e nello stesso tempo attivano i linfociti T che hanno una attività antitumorale ; quindi i bifosfonati riducono l’attività delle cellule tumorali e contrastano le metastasi . Oltre ad assolvere questa importantissima azione nei pazienti affetti da tumore , i bifosfonati vengono inoltre utilizzati abbondantemente anche nel trattamento dell’osteoporosi poichè, riducendo l’attività osteoclastica , contrastano efficacemente l’attività di riassorbimento osseo , caratteristica dell’osteoporosi . Oggi parliamo di questi farmaci perché dal 2003 si registrano casi in cui , pazienti che assumono questi farmaci e si sottopongono ad una seduta chirurgica dal dentista ,la ferita di questi pazienti non si chiude adeguatamente , lasciando scoperto l’osso con conseguenti infezioni ,osteonecrosi dei mascellari,dolore , il cattivo odore e l’edema della zona . Ma nonostante si stia diffondendo la consapevolezza di tale reazione , in Italia è in aumento il consumo di tali farmaci poiché vengono sempre più largamente prescritti , soprattutto per la prevenzione dell’osteoporosi delle donne che entrano in menopausa . L’effetto collaterale più temibile è l’osteonecrosi mandibolare , attribuibile allo stimolo molto forte esercitato da questi farmaci sul tessuto osseo. La situazione necrotica può anche rimanere non conclamata fino a quando non viene complicata da alterazioni gengivali o dentali e scarsa igiene , che facilitano la penetrazione dei batteri nella matrice ossea dando luogo a processi settici (infezioni) . Questo distruttivo effetto collaterale si manifesta dopo un trattamento odontoiatrico (generalmente una estrazione dentale) o l’inserimento di impianti . In questi casi e se le condizioni generali lo permettono , il medico dovrebbe considerare la sospensione dei bifosfonati orali tre mesi prima e tre mesi dopo la chirurgia orale per ridurre il rischio di osteonecrosi , ricordandosi che la probabilità di andare incontro a questa evenienza si incrementa fortemente se il paziente assume bifosfonati già da tre anni . Per qualche tempo sono stati ritenuti a rischio di osteonecrosi mandibolare i soli pazienti oncologici , poiché tale necrosi era stata descritta per la prima volta nel 2003 in un paziente con metastasi ossee . Ma successivamente è emerso che su 368 casi associati all’assunzione di bifosfonati , il 4% riguardava donne che assumevano tali farmaci per il trattamento dell’osteoporosi . Oggi si stima una incidenza compresa tra il 4% e il 5% nei pazienti trattati ad alto dosaggio per via endovenosa . Ma , anche se la proporzione del pericolo varia in base al bifosfonato assunto e alla situazione del cavo orale ; sembra opportuno e prudente considerare a rischio di osteonecrosi mandibolare tutti i pazienti che assumono bifosfonati . Quando non si hanno dati sufficienti per definire il rapporto rischio/beneficio , bisogna limitare l’uso di questo farmaco ai casi di indiscussa necessità e sospendere la somministrazione in vista di un trattamento chirurgico-odontoiatrico . Il consiglio per i soggetti che assumono i bifosfonati è quello di dire , sempre , al loro odontoiatra di fiducia , che assumono questi farmaci , onde evitare di avere spiacevoli conseguenze .
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